Prendersi cura del lutto

Il lutto è l’esperienza di perdita causata dalla morte di una persona significativa che ha fatto parte integrante della propria esistenza.

Esistono altre esperienze di perdita potenzialmente molto dolorose (un trasferimento, una migrazione, la separazione da una persona amata, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale o simili) ma, nonostante il lutto sia un evento universale, la morte di una persona per cui esisteva un attaccamento rimane una delle esperienze più drammatiche da affrontare.

L’assenza di un altro significativo può mettere a rischio il senso di identità della persona poiché può interrompere il flusso di scambi che danno senso alla propria esperienza in reazione con l’altro. La persona è infatti chiamata a reintegrare l’esperienza della perdita nella propria narrazione di vita e questa perturbazione può portare a vivere un senso di perdita di coerenza interna.

Nell’opera “La perdita”, Bowlby distingue nel cordoglio quattro dimensioni, dai contorni sfumati. Queste fasi hanno una durata e una intensità caratterizzate da profonde differenze individuali, non si susseguono sempre cronologicamente e non sempre tutte le manifestazioni sono presenti: tuttavia, il loro apparire segnala che il lutto si sta svolgendo in modo naturale. Pertanto, egli ritiene che siano in errore coloro che, di fronte ai sintomi da lui individuati, li interpretino come patologici, immaginando che il lutto naturale debba essere breve e indolore:

  • Stordimento ed incredulità: questa prima fase può durare da qualche ora ad una settimana ed è caratterizzata da uno stato di shock, in cui la persona sembra non comprendere la realtà della perdita, evento molto doloroso e per questo incomprensibile. Compaiono emozioni di ira e dolore intenso. 

  • Struggimento per la persona perduta: questa fase può durare mesi, spesso anche anni; da un lato la persona inizia a prendere atto della realtà, reagendo con dolore, disperazione e disorientamento, dall’altro continua la ricerca della persona persa, per un bisogno estremo di riaverla con sé. Predominano reazioni di ira e collera, che secondo Bowlby hanno la funzione di conferire energia ai tentativi di recuperare la figura d’attaccamento perduta e convincerla a non rinnovare l’abbandono.
  • Disorganizzazione e disperazione: è la fase più lunga e delicata del processo di elaborazione; la ricerca della persona cara pone in luce la sua definitiva assenza, vissuta con una generalizzata tristezza. Lo stato di vigilanza della precedente fase lascia il posto ad un minore arousal e un apparente disinteresse verso tutto ciò che accade.
  • Riorganizzazione: rappresenta la fase della “ristrutturazione”; si realizza il distacco dalla persona scomparsa ed un progressivo riadattamento alla realtà, con il graduale recupero di interessi e relazioni sociali. Questa “ridefinizione” comporta un atto cognitivo, non solo emotivo, di costruzione di nuovi schemi rappresentativi interni di sé e della persona persa, con la definitiva consapevolezza dell’irreversibilità della morte.

Le emozioni del lutto sono spesso in contrasto tra loro e talvolta profondamente estranee nel vissuto di chi le prova: incredulità, paura, solitudine, vuoto, impotenza, colpa, disperazione, incomprensione, rabbia, collera, indifferenza, sollievo.

La sofferenza dovuta a un lutto deve poter essere espressa; vivere il lutto con consapevolezza comporta un lavoro molto duro che coinvolge sia aspetti emotivi che cognitivi, sia aspetti corporei che sociali e spirituali. Poter disporre di un sostegno fatto di comprensione e ascolto ne favorisce e ne facilita l’elaborazione, aiutano il passaggio in questa difficile fase di vita.

Il dolore di un lutto è come una lunga valle,
 una valle tortuosa dove qualsiasi curva può rivelare un paesaggio affatto nuovo.
Come ho già notato, ciò non accade con tutte le curve.
A volte la sorpresa è di segno opposto:
 ti trovi di fronte lo stesso paesaggio che pensavi di esserti lasciato alle spalle chilometri prima.
E’ allora che ti chiedi se per caso la valle non sia una trincea circolare.”

C. S. Lewis, Diario di un dolore, Milano, Adelphi: 1990

BIBLIOGRAFIA

Bowlby J. (1980). Attaccamento e perdita, vol. 3, La separazione dalla madre, Boringhieri: Torino.

Neimeyer, R. A., Harris, D.L., Winokuer, H.R. e Thornton, G.F. (2011). Grief and Bereavement in Contemporary Society: Bridging Research and Practice. New York: Routledge

Onofri A., La Rosa C. (2015). Il lutto. Giovanni Fioriti: Roma.

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